Come sempre accade a fine anno in televisione ed in rete stanno passando varie sintesi degli eventi che hanno caratterizzato il 2016 ed il bilancio è molto spesso negativo.
Terrorismo, guerra, uccisioni. Qualche breve sollievo con le olimpiadi e dopo ancora morti e tragedie.
Molti ricorderanno il 2016 per la brexit, altri per il nostro referendum, forse i più per le elezioni americane ed il risultato inaspettato.
Quello che lascerà una traccia più profonda nei nostri ricordi (sempre più volatili) sono però le troppe persone morte nelle guerre, negli attacchi terroristici, nei tanti viaggi alla ricerca di una speranza troppo spesso delusa.
Tutti questi eventi sono un segnale evidente che il mondo sta cambiando e il cambiamento avviene probabilmente molto più in fretta di quanto politici, sociologi ed economisti avevano previsto.
Molte persone sono stordite; è una caratteristica della natura umana essere spaventati dal cambiamento specialmente se fatichiamo a comprendere e correlare gli eventi.
Ma c’è una correlazione? Forse no.
Io ho cercato di dare una chiave di lettura generale e penso che siano tutti segnali di un limite ormai insopportabile degli squilibri sociali ed economici del pianeta.
La risposta della gente è stata chiara, forse non sempre coerente ma chiara.
Occorre un cambiamento dei governi; un passo avanti verso un maggiore equilibrio e coesione internazionale o un passo indietro verso nazionalismi e tutele.
Io credo di sapere quale sia la strada giusta ma non mi permetto di giudicare.
Prenderò la parola al momento del voto come si usa fare negli stati democratici.
L’importante però è non attendere.
La peggior strategia è restare immobili, tergiversare, ondeggiare.
Oggi non posso dire con certezza che lascerò ai miei figli un mondo migliore ma ho ancora voglia di provarci e probabilmente anch’io devo cambiare qualcosa. In fretta.
Buon cambiamento.
Buon 2017.