Rispondendo all’invito del Direttore della rivista “Tutto Digitale” ho detto la mia opinione sul fenomeno della pirateria digitale. Questa è la lettera.
Gentile Direttore,
le scrivo in merito al suo editoriale apparso sull’ultimo numero di aprile.
A mio parere sul diritto d’autore si è parlato tanto – spesso demonizzando la pirateria – ma si è fatto ancora troppo poco per trovare un giusto equilibrio tra la libera circolazione delle idee (in qualsiasi forma siano esse proposte) e la tutela dell’autore. L’argomento d’altronde non è nuovo e gli over quaranta, come il sottoscritto, già conobbero il fenomeno agli albori con la duplicazione dei brani musicali attraverso le audiocassette; anche allora si dibatteva su come sconfiggere la “pirateria” pre-informatica.
Gli anni passarono, le case discografiche, ed annessa SIAE, continuarono ad esistere macinando lauti profitti. Poi, come sempre accade quando di mezzo c’è la rete, oggi tutto è più accessibile, fruibile, veloce.
Anche in questo contesto è sicuramente indispensabile tutelare i diritti d’autore ma occorre trovare una giusta misura. Innanzitutto occorre differenziare chi scarica o copia illegalmente materiale per un suo uso privato da chi trae profitto dalla vendita di copie pirata o dalla pubblicazione di materiale protetto da copyright su siti internet.
Pur condividendo le sue critiche nei confronti delle distribuzioni illegali non mi sento di fare di tutta l’erba un fascio.
Nel primo caso infatti, l’uso personale, ritengo che il comportamento illegale sia stato innescato nel corso degli anni anche da un’eccessiva avidità del sistema di distribuzione. Ricordiamoci che negli anni di diffusione dei primi masterizzatori i prezzi dei CD non erano sicuramente popolari ( la sua doverosa citazione del bollino SIAE e dei successivi balzelli la dice lunga). Nella mentalità dei giovani di quei tempi i novelli hacker si trasformavano in altrettanti Robin Hood. Una copia per il povero consumatore rubata al ricco re della casa discografica.
E’ vero che le cose non erano sempre come nei film, ma poi la storia si è ripetuta anche con l’avvento dei DVD (Per il primo DVD Disney che acquistai nel 1999 per provare il mio nuovo player spesi circa 50.000 lire!)
Nella mia posizione di semplice consumatore non sono in grado di proporre delle soluzioni.
La rotta credo sia però già tracciata.
Come è successo in molti altri campi, quali ad esempio il software, chi gestisce mercato dovrà scendere a dei compromessi per adattarsi alla rete ed avere da essa nuove opportunità. Questo nell’interesse di tutti, consumatori compresi.
Un’ultima precisazione: il paragone finale dello spacciatore mi è sembrato un po’ sopra le righe.
Puniamo pure gli spacciatori ma ricordiamoci che una maggiore “dipendenza” dell’italiano dal cinema, dallo spettacolo e dalla musica – attraverso legali dosi personali – non farebbe dei danni, servirebbe anzi a diffondere della sana cultura nel nostro bistrattato paese.
Precisazione ironica e senza alcuna vena polemica. Penso infatti che anche molti articoli di Tutto Digitale forniscano un ulteriore contributo a questa giusta causa.
Continui su questa strada.